Riflessione sulla vicenda dell’ospedale di Agropoli

Il mio primo intervento chirurgico di urgenza, nell’anno 2004, fu una appendicectomia ad un extracomunitario, il secondo l’asportazione della milza ad un ragazzino di Capaccio.

L’ultimo, il 1° aprile del 2009, fu l’asportazione della milza ad un giovanottino caduto da un motorino, mentre ero in ferie forzate accumulate nel corso dei miei cinque anni di primariato in quella struttura. Questo ultimo intervento perchè sollecitato, telefonicamente, da un consigliere comunale, amico della famiglia dell’accidentato. Alle 10 di sera ero in sala operatoria dopo aver litigato con la radiologa che si ostinava a suggerire una attesa, i parenti impauriti davanti ad “un pazzo” che sosteneva la necessità dell’intervento, la diffidenza di un alto medico specialista anch’egli amico dei familiari, il grande chirurgo che stava prendendo il mio posto, scettico davanti alla mia determinazione e, non ultima, la diffida del Direttore sanitario a non compiere mai più azioni sanitarie in quanto collocato in ferie d’ufficio. Alla fine dell’intervento chirurgico feci vedere il reperto della milza rotta ai presenti e me ne tornai a casa.

Questa la situazione nell’aprile del 2009, con la maggior parte del personale medico attinto dalla lista della Specialistica ambulatoriale -a caro prezzo e senza alcuna esperienza chirurgica accertata – e, da quella data,  senza entrare nel merito delle qualità delle prestazioni sanitarie, il costo della chirurgia d’urgenza, tutto in orario aggiuntivo a sessanta euro l’ora, ha permesso ai medici  provenienti da vari ospedali, un considerevole arricchimento, con un forte indebitamento dell’azienda da aggiungere alla già cronica mancanza di personale in tutti gli altri settori. Una iniziale agonia del presidio.

Oggi ricriminare errori ed omissioni è solo uno sporco esercizio di politicità mediatica che dovrebbe far vergognare ed arrossire tutti, cittadini compresi.

L’ospedale di Agropoli non è stato mai digerito dai politici cilentani in particolare di quelli che con la sanità hanno fatto la loro fortuna e usata quale bacino di clientela personale, mentre altri si dedicavano a coltivare  orti altrettanto redditizzi.

Oggi tutti piangono il morto e si armano di lance per combattere il vento che fugge.

Nel leggere le intenzioni di Squillante, altro che voltastomaco. Non si rende conto nemmeno di quello che dice. Nel momento in cui chiude radiologia e laboratorio di analisi limita di fatto l’operatività del PSAUT. Un trauma, un incidente, un acuto medico o chirurgico ha bisogno di una diagnosi immediata per essere trasferito ad altro presidio e reparto specialistico per il trattamento immediato, dopo STABILIZZAZIONE presso il PSAUT, altrimenti è più corretto e funzionale per la vita del paziente trasportarlo direttamente ed in tempo più breve possibile la dove dovrà e potrà essere trattato.

Per quanto riguarda il “centro di eccellenza”, la Caropreso aveva ipotizzato l’ospedale di genere per il trattamento delle patologie femminili. Il buon Squillante ipotizza l’ospedale dei morti senza rendersi conto che per tenere in vita i morti ci vogliono professionalità ed attrezzature adeguate con un costo imprevedibile ed una trasformazione degli ambienti e delle strutture che non potranno essere sostenuti da un sistema sanitario al collasso.

Quindi ancora una presa per i fondelli ed una chiara incapacità gestionale.

Mi permetto di dire GRAZIE AI CONSIGLIERI REGIONALI E ANCOR PIU’ A QUEL TALE VALIANTE CHE ASSICURO’ L’APERTURA DEL CENTRO DI ECCELLENZA ONCOLOGICA NEL GIRO DI POCHI MESI.

AL SINDACO ALFIERI MI PERMETTO DI SUGGERIRGLI DI INTERESSARSI PIU AI LAVORI PUBBLICI VISTO CHE HA SEMPRE AFFERMATO ESSERE QUESTO IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA E…

lasciare in pace i cittadini di Agropoli del cui destino sono i primi responsabili

Riflessione sulla vicenda dell’ospedale di Agropoliultima modifica: 2013-06-09T18:57:17+02:00da argo0609
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