Sulla ennesima destinazione dell’ospedale di Agropoli

Nella intervista fatta da Angela Sabetta al DG dell’ASL Salerno viene posta la seguente domanda:

Quale sarà il destino dell’ospedale di Agropoli?

La risposta di Squillante:

 

“ Nella struttura saranno concentrate tutte le attività distrettuali. Il presidio funzionerà come De Service ( assistenza ambulatoriale complessa), e come centro per malati in stato neurovegetativo e comatoso. Bisogna puntare anche sui centri di eccellenza e specialistici, l’ospedale non può essere solo pronto soccorso. L’intelligenza politica e la capacità di una buona programmazione sanitaria è anche vedere quali sono le domande più importanti per offrire servizi sempre più diversificati ed efficaci all’utenza”.

Ho voluto prendermi

 

 

la briga di fare un escursus su internet a proposito delle patologie in oggetto, relativi trattamenti e tipologia di struttura dedicata. Per chi avesse voglia di capire le intenzioni del DG nella loro fattibilità e complessità riporto uno stralcio di quanto rilevato.Non vale la pena commentare il senso delle parole dette dal Manager. E’ suffiente la lettura di quanto appresso per capirne il vero e recondito significato

Buona lettura

DA: “” COMUNICARE IL  COMA””   Link :http://www.comunicareilcoma.it/il-coma_406015.html

 

DEFINIZIONE DI COMA

 

La comparsa di uno stato di coma si realizza in seguito ad un danno cerebrale.

1.     Secondo Plum e Posner il coma è definibile come “uno stato di perdita della coscienza, più o meno prolungato, più o meno reversibile,… Più il danno cerebrale è grave, più il livello funzionale di insufficienza cerebrale si situa a livello caudale”.

………………..

Relativamente alla durata, si parla di coma breve (meno di 30 minuti), medio (fino a 24 ore) e prolungato (oltre le 24 ore) (Graham e altri, 1989). Generalmente il coma, inteso come assenza del ciclo veglia-sonno e della coscienza, non supera comunque i 30 giorni.

 

FASI DI RECUPERO

 

Il coma, anche se prolungato, non è uno stato permanente, e se il rischio per la vita può essere superato, il paziente si “risveglia” e inizia un processo di recupero.

La FASE 1   è quella del comache abbiamo descritto precedentemente, può durare da pochi minuti a molti giorni (generalmente non supera comunque i 30 giorni) e se non sopraggiungono un peggioramento e la cessazione dell’attività cerebrale con conseguente morte del paziente, si conclude con il risveglio. La FASE 2   viene definita vigilanza senza risposta o stato vegetativo. Qui si manifesta: l’apertura spontanea degli occhi, anche se saltuariamente e per brevi periodi;)……..

 Circa l’1 o il 2% dei pazienti si arrestano a questo stadio di recupero rimanendo in uno “stato vegetativo persistente” (Perino e Rago 1990).

La FASE 3   è quella della reattività muta. Il soggetto in questa fase inizia a mostrare segni di attività cerebrale organizzata e finalizzata, e compare la capacità di fissare con gli occhi gli oggetti in movimento e, successivamente di eseguire ordini semplici, soprattutto se coinvolgono gli arti superiori. Compaiono inoltre tentativi di comunicazione con l’ambiente tramite gesti o vocalizzazioni.

La FASE 4   è lo stato confusionale.

La FASE 5   è detta fase dell’indipendenza emergente.

La FASE 6   è quella del recupero delle capacità intellettive e sociali, e si può prolungare, in casi gravi, per molti anni. Questa è la fase del reinserimento nella società e, se possibile, nell’attività scolastica o lavorativa. Qui si possono appurare i danni residui a lungo termine che, per quanto riguarda l’ambito clinico, si possono dividere in quattro categorie, che ora accenniamo, ma che discuteremo nel dettaglio nel paragrafo successivo: 1- disturbi neurologici in senso stretto (danni sensoriali e motori); 2- disturbi cognitivi; 3- disturbi neurocomportamentali; 4- disturbi di vari organi o apparati.

 

DA: Ministero della Salute Gruppo di lavoro D.M  15 ottobre 2008 on. Eugenia Roccella:

           

” STATO VEGETATIVO E DI MINIMA COSCIENZA”

 

Normativa della Regione Campania

 

LR 19.12.2006, n. 24

Piano regionale ospedaliero per il triennio 2007-2009

DRG 28.01.2005 n.85

pubblicata BURC n16 14.03.2005

Approvazione schema di convenzione tra Regione Campania e Fondazione Maugeri di Telese

DGR 25.03.2004, n. 482 pubblicata

BURC 03.05 2003, n. 22

Linee guida per la riabilitazione in regione Campania

 

CRITERI di STABILIZZAZIONE CLINICA

Criteri di sufficiente stabilizzazione medica

• Non necessità di monitoraggio continuo cardio-respiratorio per avvenuto superamento di instabilità cardio-circolatoria in assenza di farmaci in infusione continua, non crisi iperipotensive,non aritmie “minacciose” o che inducano instabilità emodinamica (tachicardie ventricolari, extrasistoli polimorfe ripetitive)

• Respiro autonomo da > 48 ore (anche se con O2 terapia) con SaO2 > 95%, PO2 > 60 mmHg, CO2 non > 45 mmHg. In pazienti con BPCO preesistente possono essere accettati valori di SaO2> 90%. I parametri elencati devono essere verificati in assenza di supportorespiratorio (ad esempio CPAP)

• Non insufficienza acuta d’organo (es. insufficienza renale acuta o diabete mellito mal

controllato con terapia insulinica) o multiorgano

• Assenza di stato settico.

• Superamento del bisogno di alimentazione parenterale previsto nell’arco di 7-10 giorni o mantenimento di adeguati parametri idroelettrolitici e metabolici con nutrizione enterale (per bocca, SNG, PEG)

• Assenza di indicazioni prioritari ed in tempi brevi di chirurgia generale.

 

 Criteri di stabilizzazione Neurochirurgica

• Assenza di processo espansivo alla TC ed assenza di “fungo cerebrale” nei pazienti

decompressi

• Assenza di raccolte liquorali evolutive sotto il lembo chirurgico che richiedano procedure “chirurgiche” (drenaggio spinale a permanenza, etc.)

Elementi che non controindicano il trasferimento presso una struttura di

riabilitazione:

• Cannula tracheostomica

• Nutrizione parenterale con catetere venoso centrale

• Sondino nasogastrico o gastrostomia (PEG ecc.)

• Crisi epilettiche ancora non completamente controllate dalla terapia

 

CARATTERISTICHE della PRESA in CARICO

e del PERCORSO all’INTERNO delle UGCA

Soggetti in Stato Vegetativo e a Stato di Minima Coscienza (score “Vegetative State”

secondo la Glasgow Outcome Scale – GOS) che non sono in grado di comunicare

attendibilmente con l’ambiente (Level of Cognitive Functioning < III e Disability Rating

Scale ≥ 22).

Data la complessità del fabbisogno valutativo, terapeutico edassistenziale riabilitativo questi pazienti dovrebbero essere accolti, all’uscita dalle rianimazioni e dalle unità semintensive neurologiche, in strutture di RiabilitazioneIntensiva.

Peraltro i progetti e programmi riabilitativi destinati a questi pazienti devono essere connotati in modo specifico. Le modalità di trattamento di questi pazienti, nonché le modalità di presa in carico delle loro famiglie e dei caregivers, saranno diversificati in termini di “contenuti” e dovranno tenere conto della necessità di operare prevalentemente trattamenti che non comportano la partecipazione attiva del soggetto.

Il trattamento specifico per questi pazienti deve essere protratto per un tempo sufficiente a stabilire con ragionevole attendibilità due principali categorie di esito:

1. Recupero della responsività, seppure ritardato (pazienti che, nella terminologia

anglosassone, vengono in genere definiti “slow-to-recover patients”), che possa

comunque consentire una partecipazione attiva della persona agli interventi riabilitativi, e che possa far ragionevolmente presumere il recupero di una autonomia, anche parziale,rispetto ad una situazione di dipendenza completa, tale da far prevedere il ritorno del paziente in ambiente extrasanitario. Per questo gruppo è prevista la permanenza in strutture di Riabilitazione Intensiva fino al completamento dei programmi non elargibili con modalità extraospedaliere.

2. Persistere di una condizione di ridotta responsività (Stato Vegetativo o Stato di Minima Coscienza) che non consenta tale partecipazione attiva, e di una situazione di dipendenza completa che non presenta ragionevoli prospettive di modificabilità. Questo secondo gruppo può, a sua volta, suddividersi in due principali categorie di esito:

a. pazienti che, malgrado il persistere di una condizione di bassa responsività, non

presentano necessità assistenziali tali da impedire la restituzione all’ambiente

extrasanitario, per questi pazienti si prevede il trasferimento a domicilio o in strutture

protette.

b. pazienti che, oltre al persistere di una condizione di bassa responsività, presentano

necessità assistenziali (per il persistere di complicanze, o di rischio di instabilità clinica) tali da non consentire la restituzione all’ambiente extrasanitario.

Per questi pazienti si prevede un trasferimento in strutture di riabilitazione estensiva (60). Sulla base dei dati della letteratura, il periodo di tempo ragionevolmente necessario a definire le possibilità di esito, ed in cui i pazienti presentano i particolari fabbisogni individuati sopra, non dovrebbe essere di norma inferiore ai sei mesi dall’evento traumatico.

 

STANDARD MINIMI di STRUTTURA e di ASSISTENZA NECESSARI per le SUAP

Le SUAP devono possedere standard minimi di struttura e di assistenza quali:

posti letto per ogni modulo: non meno di 10 e non più di 20

– di cui almeno il 10% riservato a ricoveri di “sollievo” programmati

– staff specificamente dedicato

– un infermiere coordinatore

312 min/die paziente da utilizzare nel piano assistenziale (vedi tabellina sotto)

– adozione di un piano di assistenza individualizzato

controlli medici di monitoraggi cadenzati (non meno di un’ora in media al giorno) e reperibilità medica al bisogno

disponibilità di spazio per ogni persona accolta che garantisca l’alzata, adeguandosi alle normative vigenti per le RSA.

– dispositivi appositi per l’alzata (elevatori, carrozzine adatte, ecc.)

– adozione di indicatori di qualità semplificati (infezioni nosocomiali, decubiti)

– spazi di soggiorno interni ed esterni alla struttura

– libero accesso dei familiari

– assistente sociale al bisogno

– programma di sostegno psicologico ai familiari.

– programmi di stimolazione anche con il coinvolgimento dei familiari

– controllo periodico di un “esperto” per valutare l’evoluzione del quadro

 

 

TURNO PERSONALE ADDETTO MINUTI ASSISTENZA

Turno             Personale addetto        Minuti assistenza

 7/14                6                                             2520

14/21               6                                             2520

21/7                 2                                             1200

TOTALE       14                                           6240

6240 (minuti assistenza totali) : 20 (numero ospiti) = 312/ospite

 

Questo mio post è indirizzato, in particolare, al Sindaco Alfieri ed ai suoi consigliori per una attenta analisi del contenuto e della credibilità del Manager Squillante

Sulla ennesima destinazione dell’ospedale di Agropoliultima modifica: 2013-06-09T19:42:58+02:00da argo0609
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